Doomsday Clock, due minuti all’apocalisse nucleare e climatica

Due minuti alla mezzanotte dell’apocalisse nucleare e climatica. E’ il Doomsday Clock ad indicarlo. Il gruppo di scienziati ed esperti che redigono ogni anno il “Bulletin of the Atomic Scientists” nel loro ultimo rapporto hanno indicato che il livello di rischio nucleare e climatico è aumentato, ed è arrivata a quel massimo di due minuti che era stato toccato soltanto nel 1953, nel pieno della guerra fredda.

Quali rischi specifici prendono in considerazione gli scienziati del “Bulletin”? Quali sono le zone a maggior rischio nucleare nel mondo? E l’Italia, che posto occupa nella distribuzione dell’arma atomica sul pianeta? Ne abbiamo parlato con Alessandro Pascolini, fisico dell’università di Padova; Francesco Moro che insegna relazioni internazionali all’università di Bologna e Francesco Vignarca della Rete Disarmo.

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Macerata, la tentata strage e il fascismo del terzo millennio

Dopo gli spari del neofascista Luca Traini e i sei immigrati rimasti feriti, la destra insiste con il falso teorema dell’invasione di migranti e della sostituzione etnica. E ora il razzismo della destra discrimina anche tra le vittime della violenza, italiane e straniere. Ne abbiamo parlato con il sociologo Stefano Allievi e lo storico Adriano Prosperi.

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Legge elettorale, voto unico e blindato

Elezioni, fatte le liste ora si va al voto. Con la nuova legge elettorale sulla scheda ci saranno coalizioni e partiti, alleanze di fatto e corse solitarie. Ma il voto sarà unico e blindato tra proporzionale e uninominale.

E’ l’effetto trascinamento, così lo chiamano i tecnici. Sulla scheda si potranno mettere al massimo due croci, e tutte all’interno del rettangolo con il nome del candidato uninominale: una croce sul candidato e l’altra sul partito o su uno dei partiti che lo sostiene. Si può mettere anche una sola croce: o sul nome del candidato uninominale o sul simbolo del partito o di uno dei partiti che lo sostiene. Una legge complessa, dicono i tecnici con un eufemismo.

Due di loro li abbiamo ospitati oggi a Memos: Fabio Bordignon, politologo all’università di Urbino; e Andrea Pertici, costituzionalista dell’università di Pisa.

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Elezioni, conversazioni sulla politica (3)

“Tutto un programma”, le conversazioni di Memos sull’Italia e la politica alla vigilia delle elezioni del 4 marzo. Un ciclo iniziato due settimane fa con la filosofa, ed ex deputata, Michela Marzano. Mercoledì scorso l’ospite è stato il fisico teorico e scrittore Carlo Rovelli. Questa settimana è toccato a Monica Cirinnà, senatrice uscente del Pd, prima firmataria del progetto sulle unioni civili, oggi ricandidata per i dem nel Lazio.

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Mafie a Roma, minaccia mortale per la legalità

Il racconto a Memos del Procuratore generale di Roma Giovanni Salvi. La forza delle organizzazioni criminali, anche mafiose, e la debolezza del tessuto civile e della struttura politica.

Ospite anche Vittorio Martone, sociologo all’università di Torino, che ha analizzato il quadro descritto dal magistrato romano. Martone è autore di “Le mafie di mezzo. Mercati e reti criminali a Roma e nel Lazio” (Donzelli, 2017).

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Davos, la dottrina Merkel contro la dottrina Trump

Quanto è profondo lo scontro tra protezionisti e globalisti che è andato in scena al World Economic Forum la settimana scorsa? La cancelliera tedesca Merkel paventa i pericoli della Grande Guerra, il presidente americano Trump parla di un’Unione europea “ingiusta e scorretta” nelle sue pratiche commerciali.

Una frattura ai vertici dell’elite globale che passa anche attraverso Pechino e New Dehli. A Memos ne abbiamo parlato con Carlo Galli, storico delle dottrine politiche all’università di Bologna; e Mario Pianta, economista all’università di Urbino. Ospite a Memos anche Roberto Romano, economista, ricercatore, autore insieme a Stefano Lucarelli di “Squilibrio. Il labirinto della crescita e dello sviluppo capitalistico” (Ediesse, 2018).

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Pioltello, la strage sul treno dei pendolari

Il deragliamento di Pioltello, questa mattina intorno alle 7. Tre donne sono morte, oltre 40 i feriti, di cui cinque ricoverati in gravi condizioni. Com’è stato possibile, su una linea ritenuta sicura da alcuni esperti e sindacalisti? Il problema della manutenzione, non risolto dall’automazione nei controlli. Il gestore della rete, RFI, abbozza un’ipotesi: a cedere sarebbe stata una rotaia a oltre due chilometri dal luogo dell’incidente.

A Memos il racconto di un ex ferroviere, Piero Toti, le testimonianze di chi era a bordo del treno di Trenord partito da Cremona e diretto a Milano, la denuncia di una passeggera di un comitato di pendolari. Ospiti anche due sindacalisti: Stefano Malorgio, della Filt-Cgil Lombardia, e Adriano Coscia, dell’Orsa Lombardia.

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Elezioni, conversazioni sulla politica (2)

“Tutto un programma”, le conversazioni di Memos sull’Italia e la politica alla vigilia delle elezioni del 4 marzo. Un ciclo iniziato mercoledì scorso con la filosofa, ed ex deputata, Michela Marzano. Oggi secondo incontro con il fisico teorico Carlo Rovelli. Rovelli ha promesso il suo voto alle forze politiche che si impegneranno a risolvere quattro problemi fondamentali: la guerra, il riscaldamento climatico, le disuguaglianze e la presenza di arsenali atomici in giro per il mondo.

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Roberto Franceschi, la vita oltre il ponte

La storia di Roberto Franceschi, ucciso a vent’anni da un proiettile sparato dalla polizia. Accadeva il 23 gennaio 1973 a Milano, davanti alla Bocconi, la sua università.

A Memos Cristina Franceschi, sorella di Roberto; l’avvocato Marco Janni che ha seguito tutta la lunga vicenda processuale, tra menzogne e tentativi di occultare le responsabilità della polizia per la morte di Roberto. L’attore-regista Marco Brinzi racconta il contenuto di un suo monologo “Autobiografia di un picchiatore fascista”, tratto dall’omonimo testo di Giulio Salierno, che verrà rappresentato stasera all’Università Bocconi nel corso dell’iniziativa “A vent’anni la vita è oltre il ponte” in ricordo di Roberto Franceschi.

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Chi ha paura del voto Italia?

Chi ha paura in Europa del voto italiano? Cosa pesa di più nelle preoccupazioni europee: la gestione dei conti pubblici o il rischio di una vittoria di forze xenofobe, razziste e neofasciste? Il commissario europeo Pierre Moscovici la settimana scorsa si è detto preoccupato per i conti italiani. In Germania e in Francia, Merkel e Macron tifano per Gentiloni in questo inizio di campagna elettorale italiana.

I mercati finanziari (Jp Morgan) danno le pagelle ai possibili governi del dopo voto in Italia: il più sicuro, secondo gli interessi della banca d’affari americana, sarebbe un governo a guida Pd. In classifica vengono poi le larghe intese, un governo della destra e per ultimo un esecutivo giallo-nero M5S, Lega e FdI.

E nel resto d’Europa, come va? L’incertezza regna nella Londra della Brexit così come nella Berlino di una rinascente Grande Coalizione. L’unico leader saldo al suo posto è il presidente francese Macron, con il suo progetto di Europa, l’intesa di ferro con la Germania (il nuovo Trattato dell’Eliseo) e la globalizzazione della Francia, potenza tra le potenze (Cina, Stati Uniti, Russia).

A Memos ne abbiamo parlato con il politologo Yves Meny, presidente della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

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